Citazione

Tempi difficili

I Ricordi di zia Maria
capitolo 18

Mi ricordo non c’era tanto lavoro, mio patre lavorava poche giornate all’anno, quei pochi soldi che riusciva a guadagnare mia mamma li conservava. Erano i tembi delle cento lire grandi come un fazzolettino con colori bellissimi. La mia mamma diceva: «Questi si devono conservare per le cose più imbortanti, non si deve mai restare senza.»

Ci si arrangiava alla meglio, per vivere ci si adattava con quello che si coltivava nelle cambagne, pochi vestiti e qualche paio di scarpe. Si andava avanti così, che tembi non ci si può credere…!

Eravamo felici e io me la passavo cantanto tutto il giorno, perlomeno io questo mi ricordo. Meno forse lo era mia mamma, me la ricordo stava triste non sorrideva quasi mai. Ora penzo con sei figli da sfamare, non era tanto da stare contenta. Questi sono i ricordi della mia infanzia, per me sono stati giorni felici.

Eravamo sei, tre sorelle e tre fratelli, mai ci bisticciavamo, si cresceva così senza tanti vizi, caramelle e tante merendine. Non esistevano le caramelle. Sì, ora che mi ricordo mia mamma non ce le combrava mai. Però mi ricordo che io per le strade, ai fianchi, c’erano certi fossi, si chiamavano cunette, c’erano perché quando pioveva ci correva l’acqua, e in queste cunette si trovavano le carte che stavano avvolte le caramelle. A me mi piaceva raccoglierle, erano bellissime, colorate e fini, le stiravo con le mani e me le conservavo.

Che vi pare? Sono cose del mio passato di fangiulla, per me sono ricordi belli, tanto che li sto scrivendo così i miei nipoti li leggeranno, si ricorderanno della nonna quando un giorno non ci sarò più, come ha vissuto la sua infanzia, senza spreghi e senza pretese accontentandomi del poco che si aveva.

Nel mio paese tutti i lunedì si faceva un mercato abbastanza grande, si vendeva roba da mangiare e pochissime cose, gli zoccoli di legno, poche scarpette per le donne con i bottoni e per gli uomini coi lacci. Quando ce le potevamo combrare per le feste era una gioia, bianche con calzini bianchi, si andava alle processioni quando si facevano le feste dei santi, si andava a messa tutte le domeniche, queste erano le nostre uscite.

Non so come facevano i miei genitori a poter risparmiare qualche lira, in giro esistevano poche, si cambava alla meglio con quello che si ricavava dalla terra e dagli alberi. Intanto mia madre è quella che sapeva risparmiare, riuscì a mettere da parte poche lire, si combrarono un bel pezzo di terreno non tanto lontano dal centro del mio paese. Piano piano sono riusciti a farci una stanza abbastanza grande, così ci siamo spostati andando ad abbitare nel nostro terreno, con la casa una sola stanza dove si viveva figli e genitori.

Mio padre faceva un poco tutti i mestieri per tirarci avanti, però la sua specialità era lavorare con le pietre, a quei tembi erano quelle che si usavano per fare i muri per costruire case, ancora non esistevano mattoni. Così nel nostro terreno ha fatto un fosso, ci sono uscite pietre, col martello adatto le faceva piccole o grandicelle, le metteva tutte facendo dei quadrati, quelle più grandi ai lati quelle più piccole in mezzo. Quando le venivano a combrare si vendevano per metro quadrato. Si era specializzato in questo settore, tanto che quando lo chiamavano a lavorare in questo settore era capace anche di fare un buco nelle pietre abbastanza grandi mettendoci la polvere da sparo: con una miccia accendeva e le faceva esplodere, così si facevano tante pietre, faceva il mestiere di minatore di pietre.

Si cambava alla meglio che si poteva in questa casa, durante gli anni che ci sono vissuta, questi sono i miei ricordi.

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