Citazione

I miei anni passati col mio uomo meraviglioso

I Ricordi di zia Maria
capitolo 26

Me lo voglio ricordare descrivendolo un uomo retto, senzibile, facile alle commozioni. Ho passato con lui più di cinquanta anni.

Tenevamo poco però eravamo felici. La mia dolce metà era bravo e lavoratore, molte volte si metteva a pescare nel Torano prendeva delle bellissime trote, ce n’erano nel Torano che ci circondava. Nel pezzetto di terra ci piantò di tutto, verdura di tutti i tipi, facemmo una bella raccolta pure di patate e faggioli. Tutto questo passò durande l’estate, poi venne l’autunno, un giorno venne una pioggia di diversi giorni. In mezzo a l’acqua che stavamo ci venne la paura che ci annegavamo, quel piccolo ponticello che tenevamo per passare dall’altra parte del paese quasi non si vedeva. Ce ne andammo alla casa coi suoi genitori, con una bambina piccola era pericoloso vivere d’inverno in quella casetta, così dopo 7 o 8 mesi ce ne andammo.

A quei tembi era difficile trovare casa, anche il lavoro non ce n’era, si viveva non tanto bene. Una sorella di mio marito se ne andò in Argentina col marito, era l’unica emigrazione che stava aperta. Si decise di andare anche lui in Argentina, ci aveva 29 anni, erano appena otto mesi che ci eravamo sposati.

Si ingomingiò un’altra fase della mia vita, lui tanto lontano e io con i suoi con una figlia piccola. Era una famiglia contadina, c’era tanto da lavorare, molte volte anche mia suocera andava a lavorare nei cambi col marito. Io restavo in casa, ci avevo la bambina piccola, mi dovevo stare attenta alla casa. Ci aveva la mamma vecchiarella con lei mia suocera, mi dovevo stare attenta anche a lei, mettere da mangiare al maiale, a qualche vacca che restava nella stalla, farci trovare la cena. Mi toccava fare tante cose, di più là che quando stavo angora giovane con i miei. Il tembo che nella cambagna ci stava la frutta mi toccava raccoglierla la mattina presto, fare un cesto, mettermelo nella testa, andare in paese che stava distante più di due chilometri per venderla. Col ricavato combravo qualcosa che serviva per la casa. Tutto questo mi succedeva dopo sposata.

Passarono più di due anni, io in Italia, mio marito in Argentina non si decideva a mandarmi a prendere. Mi scriveva dicendomi che se ne voleva ritornare, non tanto ci piaceva stare in Argentina. Si può figurare il mio stato d’animo, in Italia lavoro non ce n’era, specie nel mio paese. Io le scrivevo dicendoci come stavano le cose qua e le dicevo: «Fammi venire pure a me là, proviamo inzieme questa nuova vita!»

Così si decise a mandarmi a prendere e comingiò la mia odissea da emigrante. Mio padre quando mi salutò mi ricordo benissimo le ultime parole che mi disse: «Tu, la mia figlia preferita, mi dispiace te ne vai a una America puerella.»

Inzieme siamo riusciti a fare diverse cose: andare e venire da una emicrazione, abbiamo costruita una casa all’estero, abbiamo cresciuto cingue figli tutti belli e inteligenti, non facendoci mancare niente del necessario, sapendoci dare una bella educazione.

Siamo ritornati in Italia solo con tre figli, 2 li abbiamo fatti studiare, le due prime figlie restarono all’estero perché si erano sposate. Siamo stati capaci di farci la nostra casa anche in Italia, piccolina, con tutte le comodità.

Questo tutto perché lui è stato un grandissimo lavoratore, rispettanto tutti, facendosi voler bene da tutti. Ho passato con lui giorni e tembo bellissimo, così: lui lavoratore, io moglie e mamma a tembo pieno, ho lavorato sola in casa per la famiglia. Tante volte mi meraviglio di tutte queste cose che abbiamo fatte noi due, volendoci bene e andando d’accordo.

Dopo tutto questo è venuta la malattia a questo mio uomo e se l’ha portato, sono restata sola. Sto continuando a fare i miei doveri, ora solo di mamma, penzando che qualche giorno, non si sa quando, seguirò anche io il mio amato uomo. Solo penzando così si può trovare la rassegnazione di continuare la vita che mi resterà, tenendolo nel mio penziero e vivendo dei suoi ricordi, aspettando senza paura il giorno che mi toccherà seguire la sua stessa strada. Non dico di andare a farci combagnia perché io credo che dopo la morte tutto finisce, è sulla terra che si deve passare vivendo con rettidudine, cercare di fare sembre cose buone come le ha fatte il mio caro marito.

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