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L’opale

… siccome combinano i pregi delle pietre più preziose, sono più di tutte difficili a descriversi. Hanno il fuoco più tenue del carbonchio, il fulgore purpureo dell'ametista e il verde dello smeraldo, tutti ugualmente risplendenti in una mirabile fusione. Alcuni credono che questa combinazione di bagliori eguagli il colore che in pittura si chiama armenio, altri la fiamma dello zolfo ardente o del fuoco acceso con olio.

Gaio Plinio Secondo (trad. Chiara Lefons Pugliese), Storia Naturale. Libro XXXVII, Livorno, Sillabe, 2000

Chi ama luci e colori non può che rimanere ammaliato dall’imprevedibile bellezza dell’opale, così descritto da Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia”. Il suo nome deriva dal latino opălus e greco ὀπάλλιος, che a loro volta provengono dal sanscrito ùpala, “pietra preziosa”, ed è proprio dall’India che i primi opali sono stati introdotti in Occidente.

Per i suoi straordinari giochi di colore, l’opale è stato accostato a galassie, fuochi d’artificio, eruzioni vulcaniche e ogni fenomeno naturale tanto spaventoso quanto affascinante, e nel Medioevo gli si attribuivano le virtù delle stesse pietre preziose le cui sfumature si presentavano nei suoi esemplari. Secondo la wicca, tenuto in pugno avvolto in una foglia d’alloro fresca garantisce l’invisibilità, mentre fino a poco più di un secolo fa in Russia si pensava che racchiudesse in sé il malocchio.

Pare che la sua cattiva fama si sia diffusa soprattutto a causa di un romanzo di Walter Scott, Anna di Geierstein del 1829. Nonostante gli sforzi della regina Vittoria del Regno Unito per diffondere l’amore che lei provava per questa magnifica gemma, ad oggi sono ancora in molti a pensare che porti fortuna solamente ai nati in ottobre, e grandissime sventure a tutti gli altri.

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