L’articolo precedente mette in evidenza quanto la lingua usata da zia Maria sia intrisa di oralità, dalla poca attenzione alla punteggiatura, che dovrebbe caratterizzare la scrittura, all’uso frequente di canzoni e modi di dire della tradizione popolare. Ma da brava studentessa di lingue straniere –ribadisco che i Ricordi sono stati oggetto della mia tesi magistrale– non potevo non dedicare un post allo studio minuzioso di tutte le particolarità che rendono l’italiano di questa mia stra-ordinaria prozia un caso unico e prezioso: sono qui protagoniste quelle che in gergo tecnico sono chiamate variazioni sincroniche, cioè tutti quei dettagli diversi rispetto alla lingua corrente, dei manoscritti di zia Maria. Read more